L’ educazione e cultura dello sport sostengono la crescita psicosociale dell’individuo introducendolo all’interno di un modello sociale e culturale altamente funzionale alla vita di comunità, un modello che prevede il necessario rispetto delle regole, in un sistema non punitivo verso le carenze ma premiante tramite il conseguimento di risultato direttamente osservabile e fortemente promotore di sani meccanismi di autoaffermazione, imperniati sulla strutturazione di un metodo incardinato sull’impegno personale, volto al riconoscimento e successivo superamento del proprio limite prestazionale in vista di obbiettivi realmente raggiungibili. Una cultura di fondo che porta a conoscere profondamente se stessi e le proprie capacità e risorse, quindi a superare il rischio dell’eccesso di aspettative che porta poi inevitabilmente a grande frustrazione e conseguente ferita narcisistica; dolore che può insinuare il pensiero di ricercare scorciatoie al di fuori delle regole; regole che da garanzia della massima qualità dell’impegno e possibilità diffusa di successo, diverrebbero così un potente limite per gli atleti corretti, generando il falso mito del successo e dell’affermazione personale da parte di chi alle regole contravviene, della persona disonesta. Lo sport da intendere quindi come metafora ed allo stesso tempo palestra reale per la vita politica nella sua perfetta accezione di vita in società.
La gestione del conflitto pone in tutta
evidenza come confrontarsi circa le proprie capacità, non sia un’azione
limitata al rapporto agonista – antagonista, la messa in discussione
delle proprie capacità atletiche ed intellettive si allarga alla
relazione tra compagni di squadra, di allenamento ed anche ad
allenatori, amici, familiari e pubblico.
Un carico emotivo di difficile gestione quanto più vasto è
il contesto in cui esercita l’atleta e più alte le aspettative nei suoi
confronti, soprattutto quando la prestazione dimostra delle aree
deficitarie, quando la visione che l’atleta ha di se stesso è messa in
discussione e la sua immagine rischia di infrangersi in maniera talmente
dolorosa da rendere necessario difenderla, anche con atteggiamenti
aggressivi, fino ad agiti violenti.
Chiaro quindi come sarà
necessario, al fine di contenere le conflittualità ad ogni livello,
sostenere una profonda conoscenza dei limiti personali, la
strutturazione di una immagine di sé composta anche dal successo nelle
prestazioni, ma non solo da queste; capace di accogliere i limiti così
come la maggiori capacità dell’altro. Questo in unione al potenziamento
della capacità di ascolto verso le altrui ragioni, riconoscendo a questi
le stesse ragioni che si tende a difendere e far valere anche
fisicamente quando riferite a se stessi.
Si tratterà quindi anche di
implementare nuove competenze e tecniche comunicative, oltreché di
comprensione profonda personale e dell’altro; fornire strumenti e
consolidarne l’utilizzo in modo da garantire una gestione efficace delle
tensioni e del conflitto qualora inevitabile.
Gli
incontri di squadra mirano a permettere una espressione efficace e
controllata delle numerose istanze presentate dagli atleti; in
riferimento ad ogni elemento dell’ambiente all’interno del quale
l’atleta si muove e si confronta, con gli altri e con se stesso.
Un ruolo di facilitatore quindi quello dello psicologo, ma che non si può ridurre solo a questo.
Fondamentale sarà il
riconoscimento delle singole istanze come anche delle istanze di squadra
intesa come organismo autonomo nel pensiero e nell’azione rispetto ai
suoi elementi, secondo il principio che “2+2 non da 4, ma quattro e
qualcosa in più”, cioè che il gruppo è più della somma dei suoi
elementi, è organismo senziente, è portatore di una sua mentalità e
quindi a lui ci si deve saper rivolgere come ad una persona terza, con i
suoi punti di forza e le sue fragilità.
Può anche darsi che però la
squadra presenti differenti anime, differenti gruppi al suo interno.
Verso questa sorta di schizofrenia il compito dello psicologo sarà
intervenire per rendere omogeni gli elementi costitutivi, sostenere
l’individuazione di uno scopo comune, di un orientamento.
Gli incontri personali nella
pratica di sport non di squadra, così come anche nell’annovero degli
sport di squadra, possono rendersi necesari allo scopo di permettere
l’espressione delle istanze personalissime che portano disagio alla
persona e di conseguenza determinano un disequilibrio nella prestazione
sportiva come anche nella relazione interpersonale e nel rapporto con se
stesso.
Un sostegno al benessere
della persona nella sua complessità quindi, mirato alla massimizzazione
della sua prestazione sportiva attraverso il riconoscimento, la
formulazione di strumenti adeguati e la risoluzione degli stati di
bisogno che porterà un deciso miglioramento della qualità della vita
generale dell’atleta, come anche della sua influenza, relazionale e
prestazionale sulla squadra intesa anche come compagni di allenamento.
Si parla dunque di una
azione di consulenza psicologica personale, diretta a potenziare
l’intero sistema persona con maggiore indirizzo alla pratica sportiva.
La comunicazione esterna è importante
per le associazioni sportive, come per le aziende che operano nel
settore sportivo, quindi in generale per tutte le organizzazioni di
settore.
L’obbiettivo della
comunicazione esterna è favorire la crescita dell’intera organizzazione,
certamente tramite un’opera di divulgazione dei loghi e dei risultati
ottenuti, ma anche della mission e dei valori fondanti. Questo per
favorire un avvicinamento selettivo di nuovi elementi che già
inizieranno il loro nuovo percorso con convinzione e non come mero
tentativo in ricerca di uno spazio a loro adeguato, determinando una
segnata “mortalità” o limitata capacità, tra i nuovi inserimenti e tra i
sostenitori, anche economici dell’organizzazione stessa.
Questa situazione porta
generalmente a dover distribuire le risorse in termini di tempi,
competenze e capacità economica in maniera non funzionale, determinando
la necessità di continue infusioni di denaro, spesso personale della
dirigenza oltreché un eccessivo ed improbo impegno degli allenatori a
fronte del ridotto numero di atleti validi a portare avanti verso i
risultati attesi.
Meglio l’organizzazione
saprà rivolgersi al vasto pubblico ed ai soggetti economici, maggiore
sarà la sua capacità di attrarre risorse, in termini di capitale umano
ed economico, permettendo una crescita complessiva che la renderà realtà
affermata sul territorio di riferimento e non solo, attraendo atleti di
maggiore capacità, come di maggiore capacità saranno gli investitori
economici.