L’analisi dei bisogni
formativi è quel processo strutturato volto ad individuare eventuali
carenze più o meno espresse, aree passibili di miglioramento, cause di
disagio o disservizio, sprechi in termini economici e di capacità
operativa, elementi che possono pregiudicare il genuino sviluppo della
capacità umana, sia in termini esecutivi che relazionali; allo stesso
tempo è quel processo volto ad individuare aree di forza sulle quali e
tramite le quali intervenire in modo che queste possano assumere forma
di possibilità e leva del potenziamento, della migliore proposizione
dell’impegno del capitale umano e l’utilizzo di quello economico e
strumentale.
L’analisi dei bisogni
presenta anche il valore di rilevare il sistema di motivazioni,
aspettative, desideri e orientamenti la cui conoscenza può essere usata
per reimpostare nella direzione più consona alla maggiore funzionalità e
senso di ben essere dei lavoratori il sistema tecnico relazionale che
regge e governa l’intero assetto, l’intero contesto aziendale.
Per questa ragione è
fondamentale l’ascolto della committenza, come fondamentale è l’ascolto
di chi poi parteciperà fattivamente del piano formativo, in un’ottica di
analisi della domanda che; non sempre coincide con la reale necessità
misurata dal tecnico competente, quindi che se recepita in maniera
acritica, con il solo scopo di ottenere l’incarico, rischia seriamente
di pregiudicare la proposizione di una risosta valida alla risoluzione
del reale bisogno.
la strutturazione di piani di formazione consiste nel tradurre quanto rilevato in sede di analisi dei bisogni formativi,
in reali obbiettivi di apprendimento, cioè nella migliore risposta
possibile alla domanda proposta dal committente ed analizzata dal
tecnico competente.
SOSTANZIALMENTE GLI OBBIETTIVI CONSISTONO IN CIÒ CHE, IN TERMINI DI KNOW HOW,
SE PRIMA DELL’INTERVENTO FORMATIVO NON SI POSSEDEVA E NON SI SAPEVA
FARE, ALLA FINE DELLO STESSO SI DOVRA’ SAPER FARE E POSSEDERE.
E’ necessario indicare in partenza ciò che si vorrà
ottenere, quindi i risultati attesi; indicando altresì i mezzi con i
quali si verificherà l’apprendimento.
Un piano di intervento formativo ben strutturato prevede
una separazione degli interventi mirati alle competenze attese per
singolo partecipante, quindi interventi specializzati sulla singola
mansione, organicamente riuniti in un unico piano.
La
docenza è la fase più iconica del processo di formazione, cioè
l’incontro in aula tra il tecnico competente e le persone che lavorano
nell’azienda/organizzazione partecipanti al corso.
Se è facilmente pensabile che dopo i vari incontri
preliminari con la committenza, l’analisi dei bisogni formativi e la
strutturazione del piano di formazione l’incontro in aula, la docenza,
sarà l’intervento più semplice, realmente si sta cadendo in inganno.
Qualunque sia la qualità del risultato prodotto dal
lavoro pre – docenza e qualunque sia la qualità tecnica del docente,
l’aula rimarrà il luogo in cui l’incertezza, l’errore nella
presentazione, la disposizione all’intervento stesso, la capacità di
“tenere l’aula” non passeranno inosservate; arrivando anche a portare i
partecipanti a distrarsi, non cogliere l’utilità degli argomenti
proposti e quindi a minare l’intero impianto formativo.
Per gestire questi rischi il formatore attento porrà il
massimo dell’attenzione ad ogni esternazione dei partecipanti, manterrà
viva la loro attenzione con il tono della voce, magari con una domanda
posta al momento più opportuno per riportare il focus su un argomento
che sembra ostico per alcuni, o ancora con il solo muoversi per l’aula
saprà calamitare lo sguardo e l’attenzione dei partecipanti.
Esistono oltre all’esperienza maturata negli anni,
appropriate tecniche che qualunque formatore attento utilizzerà e che
garantiranno lo svolgimento della lezione nella maniera più lineare
possibile.