L’ accoglienza consiste di
quel delicatissimo e particolare momento in cui la persona che richiede
aiuto competente incontra il professionista. In questo spazio si ha
l’incontro tra un bisogno e la competenza nella risoluzione dello
stesso.
È quindi fondamentale
l’approccio del tecnico che si porrà immediatamente in ascolto per
comprendere nel minor tempo possibile, generalmente da 1 (uno) a 3 (tre)
incontri, il reale bisogno espresso nella domanda e saprà indicare gli
strumenti più adeguati tramite i quali avviare un eventuale percorso
verso il soddisfacimento dello stesso.
NON E’ POSSIBILE DEFINIRE A PRIORI LA DURATA DELL’INTERVENTO (numero di incontri complessivo necessario alla risoluzione del bisogno)
Di fondamentale importanza è la presentazione del contratto e consenso informato,
tramite il quale il tecnico competente raccoglierà l’anagrafica della
persona che richiede aiuto ed indicherà nel dettaglio diritti e doveri
di questi e del tecnico stesso. Solo dopo attenta lettura, comprensione e
sottoscrizione di questo documento da parte del richiedente aiuto, il
tecnico inizierà la “seduta”.
La fase di accoglienza è
quella in cui si concretizza, almeno in parte, l’immaginario
stereotipato comune in riferimento allo psicologo, è questo infatti il
momento in cui, eventualmente, si somministrano strumenti di rilevazione
(test) e si pongono le prime domande, quelle che riguardano il motivo
della richiesta di aiuto e magari proprio quelle che ci si aspetta sulle
relazioni primarie (famiglia), generando un immediato calarsi in
profondità nello stato che genera il disagio fonte della domanda di
aiuto.
Appare quindi chiaro come il
momento del primo incontro sia molto impegnativo tanto per la persona
che richiede aiuto, quanto per il tecnico competente; è proprio per
questa messa a disposizione della piena professionalità fin dal primo
istante e per il carico emotivo e cognitivo sulla persona che non
condivido la visione e non accetto richieste di “primo incontro
gratuito”.
La consulenza in ambito
psicologico, intesa come servizio alla persona, si riferisce
all’intervento su temi relativi a disagi temporanei, situazioni legate a
difficoltà relazionali non gravi, ovverosia di entità lieve e non
marcatamente limitanti per la persona.
All’interno del servizio di
consulenza viene operata anche la valutazione, ciò quando la consulenza
stessa è intesa come fase preliminare ad un trattamento finalizzato al
cambiamento, inteso come potenziamento delle abilità,metodi e strategie
personali volte al raggiungimento del migliore stato di ben-essere
possibile.
La valutazione è la fase
dell’indagine, quell’insieme di pratiche, metodi e strumenti che lo
psicologo mette in atto ed utilizza nella definizione della situazione
puntuale della persona che richiede aiuto. Ovverosia una “fotografia”,
ma sarebbe più corretto dire un “ritratto” della persona che illustra,
certamente il problema che la porta a richiedere aiuto, ma anche le
risorse che la persona stessa possiede per arrivare ad affrontare in
maniera efficace e superare, il problema stesso. La valutazione è quindi
il necessario punto di partenza del percorso di sostegno che il tecnico
avvia insieme a chi richiede il suo aiuto.
Il processo di valutazione
può prevedere l’impiego di strumenti di diversa natura e diversa
complessità come il colloquio clinico, ben lontano dall’essere strumento
banale e di semplice utilizzo o prove più o meno strutturate (test,
interviste), cioè richieste predefinite studiate e presentate in modo da
misurare specifiche caratteristiche della persona.
E’ importante che la
valutazione non sia un momento unico durante il percorso di sostegno, la
verifica costante dei risultati ottenuti è fondamentale per garantire
un aiuto efficace espresso tramite la valorizzazione dei risultati
raggiunti dalla persona che richiede aiuto INSIEME al tecnico e
permettere di concludere il percorso di sostegno in tempi ragionevoli.
Sottolineo che se la fase di
accoglienza e di valutazione hanno termini identificabili, lo stesso
non può dirsi per il percorso di sostegno.
Il sostegno psicolgico, è un
processo attivo che mira, appunto, a sostenere la persona che richiede
aiuto lungo un percorso di comprensione profonda del suo disagio, delle
cause dello stesso e del suo funzionamento; parimenti di considerazione e
comprensione delle proprie caratteristiche, dei propri limiti da
superare e dei propri punti di forza da utilizzare o potenziare. Il fine
dell’attività di sostegno psicologico è consentire per la persona che
richiede aiuto, il poter individuare e poi utilizzare in autonomia, le
più adeguate strategie per il raggiungimento dello stato di ben – essere
psicologico, una metodologia di approcciarsi alla vita positiva e
serena.
NON E’ POSSIBILE DEFINIRE A PRIORI LA DURATA DELL’INTERVENTO (numero di incontri complessivo necessario alla risoluzione del bisogno)
Il sostegno psicologico alla Coppia è un percorso finalizzato ad aiutare gli elementi della stessa in difficoltà a superare i momenti critici che incontrano nel loro cammino insieme. Tale percorso è affrontato dalla Coppia insieme al tecnico competente, in un rapporto a due, non a tre, perché la coppia rappresenta altro dalle persone che la compongono, è un’entità diversa, un organismo, ha quindi una sua personalità, una sua mentalità, un suo modo di relazionarsi al mondo e di affrontare i problemi. Nell’ottica di sostenere la Coppia, non è utile affrontare il disagio di un solo elemento della stessa, perché questo genererà una reazione “immunitaria” da parte della Coppia stessa, che si attiverà verso la soluzione. È quindi sul disagio di Coppia, sulla mentalità di Coppia, sulle strategie di Coppia, sulle risorse di Coppia che verterà il lavoro che si avvierà insieme al tecnico competente. Lo stesso tecnico competente saprà riconoscere e preservare quelle che sono le caratteristiche funzionali della singola persona che forma la Coppia stessa, così come permettere che la Coppia possa reagire in maniera funzionale alle criticità presentate da ognuno dei suoi elementi.
Il sostegno psicologico alla
genitorialità non si concretizza meramente nel sostenere singolarmente
la risoluzione di un disagio di uno dei genitori nella relazione con la
nascita, l’educazione, la malattia, o la perdita dei figli. Questo
perché la genitorialità non è da considerarsi come la gestione della
famiglia dopo la nascita del primo figlio e quindi la sua educazione, il
suo mantenimento, la sua salute ma come quell’insieme di credenze,
metodi, strumenti ed emozioni che la Coppia come organismo attua e
quotidianamente affronta per essere “Coppia generatrice” e poi “Coppia
genitrice”.
La genitorialità quindi
nasce prima dei figli e si evolve quotidianamente in un rivedere,
modificare, consolidare il sistema complesso che la determina e
caratterizza.
Tale tipologia di sostegno
quindi si può considerare utile già all’atto della decisione di
diventare genitori, per affrontare con serenità l’intero periodo della
gravidanza, gestire in maniera efficace eventuali situazioni
problematiche, predisporre un ambiente relazionale salubre al nascituro,
ma anche saper reagire in maniera non distruttiva al dolore di una
eventuale perdita.
Il valore del sostegno dopo
la nascita è quello di permettere la strutturazione di un confine, tra
la Coppia genitrice e l’infante, che sia però permeabile, permetta che
ci sia vicinanza, comprensione e capacità di fornire un sistema di
regole condivise tra i genitori e coerenti nella loro applicazione, che
permettano al bambino di crescere senza sviluppare sentimenti di
confusione ed insicurezza, certo del suo ruolo all’interno della
famiglia, sicuro di sé quando verrà il momento di iniziare una sua vita
esterna alla famiglia stessa.